Al momento stai visualizzando Le scolare incontrano la Maestra Pucci “Maestra mitica”
Le scolare della Maestra Pucci dipinto di Simonetta Profeta

Le scolare incontrano la Maestra Pucci “Maestra mitica”

Anna Maria, Cinzia, Elena, Patrizia, Simonetta, si rivedono bambine al tempo della scuola. Con lo stesso entusiasmo ritornano scolare, non più nei banchi della scuola elementare Giuseppe Garibaldi in via Dell’ Acqua Santa a Genazzano. Ora sono sedute al tavolo del tinello in casa della loro Maestra Pucci. Il fuoco scoppiettante nel caminetto crea un’atmosfera di coinvolgente intesa. Rimarrà sempre la loro Mae’, il viso sorridente, la voce calma, gli occhi intensi di un celeste luminoso e con l’immancabile grembiule color marrone.

Un legame mai interrotto, fin dai tempi della terza elementare, in una sezione solo femminile. Era il 1970.
Patrizia e Paola ormai adulte saranno elette capoclassi per continuare l’organizzazione di incontri, pranzi e festeggiamenti con la loro Mae’. Perché, ripetono in coro: una Maestra così è davvero unica.

Patrizia e Paola Camicia con la maestra Pucci

Il ritratto della giovane maestra risuona ancora vivo nelle loro menti di bambine. Aprono gli album di fotografie come quaderni che attraversano il tempo. La memoria scatta immagini e le parole disegnano un affettuoso, variopinto e delicato mosaico di racconti.  
Patrizia mostra la pagella con le firme della maestra: la firma con il cognome del marito, come si usava, e poi al termine dell’anno scolastico, per legge, la sua firma anche con il proprio cognome: Maria Teresa Pucci Rotondi.  


Anna Maria : -L’immagine della maestra quando arrivava in classe con una montagna di libri con la copertina cartonata, tutti impilati sopra le braccia tese, non l’ho mai scordata Ci regalava libri, sempre tanti libri come nelle occasioni della Prima Comunione e della Cresima. Li conserviamo ancora. Cinzia Rossetti ha riportato la scritta. 

Simonetta :-Mi scherzavate chiamandomi saponetta e io mi offendevo. Avevo però la risposta pronta:- Ma almeno la saponetta profuma!
La maestra interveniva: -Anna Maria cosa ti ha insegnato tua madre?
Orecchia sorda, cento lingue stanca.
Certo perché quando ho messo gli occhiali-spiega- mi chiamavano Fatamuccona, come la mucca con gli occhiali dei cartoni animati. La mia mamma mi diceva di rispondere all’offesa con quella frase. E la maestra mi chiedeva di ripeterla quando qualcuna di noi si offendeva perché la scherzavamo.
Il racconto corale si anima
-Simonetta si sentiva sempre svenire quando la maestra spiegava in Scienze il sistema cardio circolatorio. E lei: – Mi sento male, chiamate l’ambulanzaaa. E si allungava sul banco mezza svenuta. Oppure quando si sentiva la sirena, la maestra: -Presto presto prendete Simonetta prima che cada a terra! 

Lezione di Scienze

Anna Maria: -Ricordo che mia nonna veniva spesso a fare gli auguri alla maestra. Si sedeva accanto al termosifone, sferruzzava e ascoltava in silenzio la lezione.
Mi capitava di affacciarmi alla finestra che dà sulla via Dell’acqua Santa. Ero curiosa di veder passare qualcuno di mia conoscenza. Un giorno, vedo dall’alto un ombrello, era proprio l’ombrello che mia madre aveva perso. Ma come potevo io urlare dalla finestra : quello è l’ombrello di mia madre ? Così a poco a poco l’ombrello si allontanava senza poter vedere chi si stava riparando sotto. Quell’ombrello particolare non l’abbiamo ritrovato più.

               

Anna Maria
(illustrazioni a cura di Anna Maria D’Attilia)

Cinzia:Al termine delle lezioni prima della campanella, la maestra ci metteva in fila a due a due. – Spalle dritte, pancia in dentro, petto in fuori. Un altro momento rimasto impresso quando in fila, tutte là con il braccio teso per la prova della tubercolina. Se si arrossavano i puntini ci mettevano in un’altra stanza
-E che vergogna quando il medico veniva a visitarci nell’infermeria. Si doveva togliere la maglietta, ci coprivamo il torace con le braccia strette per non far vedere le sisette.

Un altro motivo affiora, ed è contagioso. Tutte, maestra compresa , ripartono in coro: La nebbia agli irti colli piovigginando sale
Patrizia:- Mi piaceva proprio San Martino di Carducci. L’ho imparata subito a memoria perché io la vedevo davvero la nebbia alla mattina quando mi affacciavo alla finestra di casa nel centro storico con la vista sul Colle Pizzuto. Ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini/ va l’aspro odor de i vini/ l’ anime a rallegrar. A scuola si andava a piedi e l’odore dei vini io lo sentivo veramente uscire dalle cantine aperte sulle vie del borgo.

Simonetta :- La maestra ci ha chiesto di fare a casa un disegno e io ho portato a scuola il disegno a matita di un bel bosco. La maestra: -Chi te l’ha fatto? La mamma? Mi stavo offendendo, ma poi mi sono detta, allora è proprio bello il mio bosco. L’ho finito con l’acquerello e messo a stendere sul balcone di notte, per asciugare. Alla mattina non l’ho più trovato, il vento se l’era portato via.

Patrizia : – Il papà di Simonetta non voleva che sua figlia si fermasse  alla refezione. Invece noi ci andavamo volentieri. Buonissima la minestra di fagioli con i cannolicchi. Un sapore speciale quella pasta semplice, solo con il pomodoro e il grana. Allora la mamma di Simonetta sporcava apposta un piatto per dimostrare al padre che la figlia aveva pranzato a casa, e glielo faceva vedere.
-Una mattina ho accompagnato Tiziana a comperarsi un paio di scarpe. Sì perché abitava in campagna, veniva a scuola con il pulmino. La mamma le ha detto approfittane quando sei a scuola. Allora Tiziana ha chiesto il permesso alla maestra e durante la ricreazione siamo scese. Eravamo eccitatissime. Vicino alla scuola c’era proprio un negozio di scarpe. Le ha comprate, era felicissima. Mi ricordo ancora il modello.

Anna Maria:- Anch’io con il permesso della maestra ho accompagnato Cinzia a casa una mattina perché aveva dimenticato il sussidiario. Non era un problema uscire durante le ore di lezione. Ora non sarebbe più possibile.

Elena : -Io invece ero la figlia della maestra. Ho avuto una mamma-maestra. Essere scolara della propria madre non è stato semplice. Spesso mi sentivo responsabile anche quando non c’entravo. Cercavo di andare d’accordo con tutte. La mamma-maestra ha saputo trasmettermi la sua passione, così anch’io ho scelto di fare l’insegnante. Lavoro proprio nella stessa scuola Gianni Rodari di Cave, dove anche lei ha prestato servizio.

Il sabato giorno di canti e di lavoro

Maestra Pucci:– Il giorno dedicato alle “Attività manuali e pratiche” materia di insegnamento prevista dai programmi era il sabato. Insegnavo a disegnare, a cantare. Dall’opera lirica Nabucco ai canti per ogni Regione.  Ricordi il Valentino, il biondo studentino…, per il Piemonte oppure Vitti ‘na crozza … e Sciuri sciuri per la Sicilia e così via. Oppure chiedevo di disegnare le caratteristiche maschere di carnevale con il  loro nome  e abbinarle alla tradizione di ogni Regione. Un modo divertente per imparare, con scarsi strumenti didattici a disposizione.  Al sabato si recitavano anche le poesie dettate la settimana precedente.

Insegnavo alle mie scolare a lavorare all’uncinetto

Abbiamo allestito un bel presepe con sagome di cartone, per la testa palline da ping pong e tutti i personaggi con costumi all’uncinetto: il manto della Madonna, quello di San Giuseppe e la culla di Gesù Bambino con espressioni diverse sui volti.   

Elena attacca la poesia La notte Santa di Guido Gozzano, imparata proprio mentre lavoravano al presepe.  Le altre a seguire, come in una lunga litania:- Consolati Maria, del tuo pellegrinare! Siam giunti. Ecco Betlemme/ornata di trofei. Presso quell’osteria potremo riposare, / ché troppo stanco sono e troppo stanca sei. / Il campanile scocca lentamente le sei

Elena:- Mi è rimasta molto viva nella memoria anche La leggenda del crisantemo, leggenda giapponese un po’ triste. Una bambina mentre pregava per la mamma malata, sentì una voce: la mamma sarebbe vissuta ancora tanti anni quanti i petali di quei fiori donati alla Madonna. Allora la bambina sfilò da ogni petalo altri petalini. I petali divennero molti e la mamma visse ancora tanti anni. Si racconta che il crisantemo, il fiore dai mille petali, nacque proprio così dall’amore della bambina per la sua mamma.

Maestra Pucci :-Per la festa del papà, in classe quinta  ho proposto un bel cagnolino nero all’uncinetto, i pon pon, una elegante gorgiera e la linguetta rossa. Solo Anna Maria ha preferito un cane tutto giallo, l’ho lasciata fare. Il cagnolino rivestiva una bottiglia e dentro c’era vino rosso buono, per il papà. Patrizia ha conservato il suo cagnolino nell’armadio e oggi me l’ha portato. Toccante sapere che c’ è ancora e ben tenuto, sembra fatto l’altro ieri. E che notevoli abilità manuali dimostravano queste scolarette.

Genazzano mi è proprio rimasta nel cuore. Qualche tempo fa, un regalo graditissimo me l’ha confezionato Simonetta: una spiritosa “Maestra laureata”. Lo tengo in bella mostra sopra una mensola, vicino al caminetto.

La Maestra laureata realizzata da Simonetta Profeta