Mondine Rassegna
Testimonianze e videodocumentario
da Giornale di Brescia
Mostra "Donne che migrano per lavoro" in Villa Mazzotti.
11 novembre alle ore 19.30 nella Sala dello Zodiaco di Villa Mazzotti presentazione del progetto “Non solo donne in copertina” curato dagli studenti di 4 A dell’ITCG Einaudi di Chiari ed inaugurazione della mostra “Con occhi femminili” presso le Scuderie
Re – Provate a guardarli... avete visto che faccia hanno? Avete mai visto uno di loro che vi sorride? Li avete sentiti come parlano?
Narratore – Quell'ometto dai corti baffetti neri riteneva che fossero nemici da combattere quelle persone che avevano un aspetto diverso dal suo che parlavano una lingua che non comprendeva.
Con queste parole si apre il testo Uomini ignudi. Bella (e carsica) la storia di questo spettacolo.La prima teatrale si è svolta nel novembre 2009, ancora in fase di completamento, sul vagone Agorà di un treno per Auschwitz. Due le performance: per gli studenti in visita al lager di sterminio, la seconda per partigiani, ex deportati, alcuni sinti e rom, associazioni, gente comune anche loro in viaggio. In seguito, una decina le rappresentazioni in scuole e in altri contesti, con due diverse compagnie e regie, nelle provincie di Brescia e Bergamo.
Il testo della performance, scritto dalla nostra collaboratrice Claudia Piccinelli, è giunto alla sua terza regia, quella di Riccardo Colombini.
Ho assistito, lo scorso 25 gennaio, al teatro Lirico di Magenta (Milano), alla rappresentazione riservata ad alcune centinaia di studenti delle scuole superiori. Anche la replica serale aperta a tutti ha registrato un bel pienone.
Sono veramente lieta di assistere insieme alla Scuola ad una nuova seconda rappresentazione teatrale dell’originale e forte testo di Claudia Piccinelli “Uomini ignudi”, con attori e regia diversi.
L’iniziativa parte da Teresa Noce, subito dopo la Liberazione del 1945, con i treni della solidarietà carichi di bambini, in viaggio dal sud al nord, in un’ Italia ancora divisa e distrutta dalla guerra.
Classe 1900, di povere origini torinesi, Teresa studia da autodidatta. Operaia tessile, sarà antifascista e partigiana. Estella, suo nome di battaglia, subisce la deportazione nel lager femminile di Ravensbruck come prigioniera politica e nel campo cecoslovacco di Holleischen. Liberata dai partigiani polacchi alla fine della guerra, rientra a Milano.
Una primula rossa recisa, ma viva per il futuro